[#CiNerd] Captain Marvel – La recensione: Carol Danvers ha fatto centro?

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Captain Marvel, primo stand-alone di casa Marvel con una protagonista donna, è appena arrivato al cinema.

Noi di NERD30 l’abbiamo visto, in piena crisi d’astinenza e foga per l’attesa di AVENGERS: ENDGAME. Aspettative o meno, eravamo tutti curiosi di ammirare sullo schermo questa supereroina, quasi arrivata dal nulla. Colei che, come tutti sembrano ipotizzare dopo la scena post-credits di INFINITY WAR, aiuterà i Vendicatori a sbarazzarsi di Thanos.

L’arrivo della pellicola non è passato inosservato e non solo perchè mamma Disney sa come attuare del buon marketing. Infatti, l’uscita al cinema è stata preceduta da un vespaio di polemiche nate da una dichiarazione di Brie Larson, interprete dell’indomita Carol Danvers. La volontà dell’attrice premio Oscar di dare maggior spazio nelle conferenze stampa alle giornaliste donne e di colore è stata percepita come razzista e sessista. Un’accusa che mal si sposa con un film del MCU che ha per protagonista per la prima volta una donna. Per questa ragione, una pioggia di critiche ha inondato Captain Marvel ancor prima della sua uscita e in molti hanno deciso di boicottare la pellicola, certi della sua mal riuscita. Un flop, quindi? No, considerati gli elevati incassi nei soli primi tre giorni di programmazione, ma il film com’è?

Scopriamo insieme nel dettaglio la pellicola.

LA STORIA

Cosa racconta Captain Marvel? È la storia di Carol Danvers: forte, determinata, indipendente. Una donna che cerca di riaprire gli occhi su un passato che sembra sfuggirle tra le dita come sabbia. Una donna catapultata nel mezzo di una guerra tra popoli. Per la prima volta nel Marvel Cinematic Universe, non solo la pellicola ha per protagonista una donna, ma è anche ambientata in un nuovo arco temporale. Siamo negli anni ’90, precisamente nel 1995. Piacevoli i piccoli riferimenti alla cultura pop del tempo, abbigliamento e colonna sonora sono in linea con i nostalgici anni Novanta, ma la sceneggiatura di Anna Boden e Ryan Fleck, anche registi della pellicola, non brilla per originalità.

Forse la storia in sè, forse il modo in cui viene raccontata non stimolano la curiosità per quello che vediamo sullo schermo. Il film si snoda lento, senza particolari emozioni. Certo, è una storia delle origini: in quanto tale ha bisogno di ingranare, di darci il tempo giusto per approfondire la conoscenza di Carol. Del resto, la lentezza aveva caratterizzato anche i primi capitoli dedicati a Thor e Captain America. Tuttavia, in questo caso, c’è qualcosa in quel che viene raccontato che non convince a pieno. Vorremmo conoscere Carol Danvers, anche noi saremmo curiosi di aprire uno squarcio nel suo passato misterioso, ma è come se tra lei e gli spettatori vi fosse una parete da scalare prima di vedere cosa si celi dal’altra parte. E, scalando, ci si chiede: vale davvero la pena vedere cosa ci sia oltre?

I PERSONAGGI

Protagonista indiscussa della pellicola è lei: Carol Danvers. Brie Larson è un’ottima attrice, anche se il suo talento sembra a volte “costretto” in quella tutina. Vi ha messo impegno, e si vede, ma si è limitata a portare a casa il proprio compito, come se non avesse dato davvero sfogo a tutto il proprio potenziale recitativo. In ogni caso, il personaggio funziona sullo schermo e si fa portavoce di un messaggio non irrilevante.

Le scene che la vedono in coppia con Samuel L. Jackson rivelano un deciso affiatamento tra gli attori. E sì, è stato bello conoscere Nick Fury, prima ancora che ci fosse l’idea di “mettere insieme un gruppo di persone eccezionali sperando che lo diventassero ancor di più”. Curioso scoprire come abbia perduto il suo occhio – lo so che tutti volevamo saperlo – ma… quello era davvero Nick Fury? L’impressione, per lo più, era di trovarsi di fronte a una versione caricaturale del personaggio, una spalla comica alla Luis in Ant-Man. Un autore di gag comiche non era proprio quello che ci si aspettava, ecco, anche se nel film le battutine sono state molto contenute rispetto ad altri cinecomic Marvel (sì, dico a te Thor: Ragnarok).

Yon-Rogg, comandante di una squadra di nobili guerrieri Kree, interpretato da Jude Law, è apparso poco sullo schermo perchè potesse lasciare il segno. O, probabilmente, i ruoli destinati ai diversi personaggi erano studiati in modo tale che spiccasse la sola Carol e, insieme a lei, il suo rapporto, inizialmente di diffidenza con Fury, così che potessimo avere una spiegazione alla famosa scena post crediti di Infinity War, quando il direttore dello S.H.I.E.L.D., prima di sparire a seguito dello schiocco, fa una misteriosa chiamata col suo cercapersone.

COMPARTO TECNICO

Ottimi, come spesso accade nelle pellicole targate Marvel Studios, gli effetti visivi, realizzati da Lola VFX, che si è occupata anche del ringiovanimento di Clark Gregg, interprete dell’amato agente Phil Coulson, e di Samuel L. Jackson, tanto che sembrava di aver di fronte l’attore ai tempi di Pulp Fiction – ed ehi! Voi avete notato quel piccolo easter egg in omaggio a Jules Winnfield, decantatore del famoso passo biblico di Ezechiele, 25:17?

Visivamente affascinanti le sequenze ambientate ad Hala, capitale dell’Impero Kree, una città dal profilo futuristico, disseminata di costruzioni dallo stile che quasi ricorda quello visto in Blade Runner 2049. Altrettanto si può dire per le scene ambientate nello spazio, per le quali la presenza di incrociatori imperiali e navicelle spaziali dava l’impressione di trovarsi catapultati in una galassia lontana lontana. Sul fronte effetti speciali, dunque, il film è promosso a pieni voti.

COMMENTO

Tuttavia, Captain Marvel è una pellicola che, nonostante gli incassi già stellari, è poco riuscita. Una storia che poteva risultare accattivante dal punto di vista narrativo non è stata aiutata dal montaggio, che ha contribuito a inabissarla in una palude di lentezza. Nella prima parte del film si susseguono sequenze fiacche, animate appena da scene di combattimento e inseguimento contro Skrull, in stile action movie hollywoodiano. Se inizialmente la vicenda appare aggrovigliata, nella seconda parte della pellicola un plot twist incalza la trama verso l’epilogo a una velocità crescente, svelando quanto era annebbiato. Peccato, però, che l’accelerazione del ritmo non sia andata di pari passo con una svolta affascinante della storia e perfino il colpo di scena è risultato poco credibile, se non a tratti buonista. Duole dirlo, ma in diversi momenti sembrava di star guardando un film targato DC.

Grave pecca del film è inoltre la mancanza di un villain. È forse colpa nostra, ormai abituati a un certo canone da parte dei cinecomic Marvel ma, se sono stati davvero pochi i cattivi di spessore e dalla psicologia complessa, in Captain Marvel assistiamo addirittura alla latitanza del villain.

Se ciò di cui si parla con maggiore entusiasmo è la presenza del gatto Goose, c’è un motivo e non credo si tratti solo della generale affezione per i gattini che popola i social. E voglio credere che non si tratti nemmeno di una questione di sessualità: uomo o donna che sia, un eroe è pur sempre un eroe. Oltre ai difetti della pellicola, Captain Marvel sconta un ulteriore svantaggio: la sua uscita nelle sale all’ombra di Endgame, che oscura in qualche modo Carol. Soprattutto, perchè solo adesso apprendiamo dell’esistenza di Captain Marvel? Perchè Fury non l’ha convocata per far fronte ad altre minacce e pericoli, come Loki, i Chitauri, Ultron? Un dettaglio davvero lasciato al caso?

IN CONCLUSIONE

E a poco serve per salvarlo il messaggio che il film vuol veicolare, che è forse il maggiore se non l’unico punto di forza. Carol Danvers ha qualcosa da insegnare: non è la classica eroina che si riscatta rispetto a una controparte maschile facendo leva sulla prevaricazione. Carol è una donna, una pilota, una supereroina, ma impara a sue spese che la forza non è tutto.

Ogni essere umano possiede una forza che va al di là di quella fisica ed è la capacità di rialzarsi di fronte a ogni sconfitta. Non importa dove ci troviamo o chi ci sta intorno o quanto il passato riesca a influenzarci, possiamo sempre scegliere di ascoltare le nostre emozioni, scegliere di essere noi stessi. Carol insegna che, a volte, ci vogliono più coraggio e determinazione per impedirla una guerra, che per combatterla. E questo è un messaggio positivo e di speranza non solo per le donne, ma per chiunque, per qualsiasi essere umano.

Dunque, Captain Marvel è un bel film? Avrebbe potuto esserlo, ne aveva tutto il potenziale. Merita di essere visto? Con un po’ di pazienza, sì. Dopotutto, dopo 10 anni e 20 film di MCU nessuno vorrebbe perdersi gli ultimi tasselli che vanno a incastonarsi sul sentiero che condurrà all’epico finale di Endgame.

Francesca Belsito

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