Fine anni ottanta, la maggior parte dei videogiochi altro non erano che bullethell per abilissimi giocatori o frenetici platform a due dimensioni in cui riflessi e coordinazione la facevano da padrone. In questa landa dominata da player con skillcap mostruosamente elevati nasce, quasi in sordina, una nuova categoria di videogiochi: i punta e clicca.
Fin dai loro albori i punta e clicca hanno preso per mano migliaia di utenti per portarli in un mondo in cui gli unici capisaldi erano la forte componente narrativa e la schiacciante presenza di ragionamento. La combinazione dei due elementi, uniti alla diversità insita nella neonata categoria videoludica rispetto ai titoli presenti sul mercato, ha da sempre precluso alle avventure grafiche l’apprezzamento del grande pubblico, guadagnandosi, in cambio, l’amore spassionato e sincero di una più piccola comunità di giocatori che dai lontani anni novanta non è più riuscita a fare a meno di questo genere.
L’approccio ai giochi era, ed è tutt’ora, estremamente intuitivo.
Esattamente come suggerisce il nome della tipologia di gioco, l’unico modo per interagire con gli elementi sullo schermo è unicamente il mouse. L’utilizzo del mouse come unica periferica permette all’utente di concentrarsi su ciò che hanno da riferire i personaggi che incontra, di collezionare oggetti utili e di combinare questi ultimi per risolvere la problematica che si trova ad affrontare al momento.
Il 9 Settembre 2016 un utente di reddit, Reidor, ricorda al mondo intero l’esistenza delle avventure grafiche con un post sull’omonima piattaforma. Nel thread il “redditer” forniva a tutti gli utenti del sito un link per scaricare una vecchia avventura grafica targata Blizzard, mai rilasciata: Warcraft adventures: Lord of the clans.
Questo titolo con Thrall, uno dei più famosi orchi dell’ambientanzione warcraftiana, come protagonista, è diventato un must-have per i fan irriducibili della serie anche se incompleto. Sfortunatamente, come accade per la maggior parte dei copyright-infringement che riguardano la casa d’Irvine, il link è stato prontamente rimosso.
La notizia, però, oltre a regalare ai fan di orchi e tauren l’ennesima occasione per calarsi nel mondo di Azeroth per un tempo ridotto, ha scatenato un generoso interesse da parte della comunità di videogiocatori per un genere da sempre snobbato.
Quindi, approfittando dello spiraglio aperto da Reidor, ci siamo posti una domanda. C’è qualcosa che può risultare appetibile anche agli occhi del più incallito fan di sparatutto? Inutile dire che la risposta è si!
Grim Fandango
Edito dalla LucasArts nel 1998, GrimFandango racconta le bizzarre avventure di Manuel “Manny” Calavera, uno dei “tristi mietitori” che abita la terra di ElMidollo. Nel 2015 la Double Fine ha fornito all’ispanico traghettatore di anime una falce nuova di zecca riproponendo il titolo in versione rimasterizzata.
Deponia the complete Journey
Prodotto dalla Daedalic Entertainment, la Trilogia di Deponia (composta da Deponia, Chaos on Deponia e Goodbye Deponia) vi porterà a vestire i panni di Rufus, un tuttofare deponiano con la mania di salvare il mondo. Nell’anno corrente la Daedalic ha inoltre rilasciato il quarto capitolo della saga.
Yesterday
La Pendulo Studios ha da sempre usato come suo marchio distintivo l’amore per le avventure grafiche, tutte caratterizzate da uno spiccato umorismo. Con Yesterday la casa iberica si distacca dai canoni canzonatori tipici della casa di produzione, sviluppando un titolo paranormale con tinte noir di tutto rispetto. Il successo riscontrato con il primo titolo ha spinto la casa a produrre un prequel tutt’ora in sviluppo.
Machinarium
C’è chi sostiene che una storia senza un buon narratore non vale la pena di esser raccontata. E’ evidente che non ha ancora messo le mani sul titolo degli Amanita Design: un più che valido punta e clicca, ambientato in una città meccanica, raccontato solo tramite immagini e suoni.
Monkey Island
Si sa, ogni genere ha la sua icona e se si cerca qualcosa che possa racchiudere l’intera essenza delle avventure grafiche in un solo titolo chiunque volgerà il proprio sguardo all’opera più famosa della Lucas Arts. Fin dal primissimo titolo in due dimensioni, Monkey Island ha saputo catturare una accanita schiera di fan con le sue atmosfere piratesche, condite da una sfacciata ed irriverente ironia. Se non avete ancora giocato il titolo continuate pure a non preoccuparvi della scimmia a tre teste dietro di voi.
Polli e carrucole a parte, con molta probabilità il fenomeno è di nuovo destinato ad una significativa inversione di tendenza. Rimane solo da sperare che sviluppatori d’alto calibro, come Tim Schafer, attualmente al lavoro sul remake di Full Throttle, non lascino a secco gli estimatori della categoria per troppo tempo.
Daniele Pezzolla