Eccoci di ritorno con il consueto appuntamento mensile in cui vi consigliamo un anime poco conosciuto.
Uno di quelli che hanno come unica colpa il non avere combattimenti esplosivi, storie d’amore a lieto fine o trame leggere e alla portata di tutti.
Aoi Bungaku è un anime in 12 episodi prodotto nel 2009 dallo studio Madhouse. Il titolo si può tradurre come “Letteratura blu”. Infatti l’anime in questione ha come compito quello di adattare in animazione 6 dei più grandi romanzi giapponesi, dei veri e propri capolavori della letteratura nipponica.
I capolavori sono blu: il blu rappresenta il colore della tristezza della tragedia, solo i capolavori ci fanno percepire il dolore.
Questo spiega un narratore in carne ed ossa all’inizio di ogni episodio. Infatti sarà l’attore Masato Sakai a raccontarci i retroscena riguardanti i romanzi in questione all’inizio di ogni episodio, aumentando l’interesse per la storia che si va a dipanare.
I romanzi adattati nella serie sono:
– Lo squalificato di Osamu Dazai (episodi 1-4)
– Sotto la foresta dei ciliegi in fiore di Ango Sakaguchi (episodi 5-6)
– Il cuore delle cose di Sōseki Natsume (episodi 7-8)
– Corri Melos di Osamu Dazai (episodi 9-10)
– Il filo del ragno di Ryūnosuke Akutagawa (episodio 11)
– La scena dell’inferno di Ryūnosuke Akutagawa (episodio 12)
Da appassionati di animazione nipponica ci saremo sicuramente resi conto che la vena artistica degli orientali è sempre molto ricercata, a differenza di quella occidentale che con il passare degli anni sembra concentrarsi sempre di più sul lato estetico. Guardando determinati anime, o anche solo guardando un film orientale, ci si rende conto che la trama di base viene utilizzata quasi sempre per raccontare qualcos’altro. Nel caso di Aoi Bungaku ogni storia ha un impatto diverso e delle tematiche differenti, che non stiamo a raccontarvi perché vanno scoperte e assaporate minuto per minuto. Possiamo solo dirvi che, con una visione attenta, proverete una quantità di sensazioni che raramente si trovano in un anime di appena 12 episodi.
Sul piano tecnico ci troviamo di fronte ad una serie realizzata splendidamente. Il character design è curato da mangaka del calibro di Takeshi Obata (episodi 1-4 e 7-8), Tite Kubo (5-6 e 11-12) e Takeshi Konomi (9-10), che riescono a dare alle varie storie un proprio tocco personale.
La regia varia di storia in storia, passando dalla lentezza e cupezza dei primi 4 episodi (composti prevalentemente da fotogrammi fissi e bellissimi primi piani, che enfatizzano la forza riflessiva dell’opera), a vari stili di regia nei successivi, accompagnati da delle animazioni curatissime sia nelle scene movimentate che in quelle statiche. Sul piano delle musiche abbiamo delle OST estremamente minimali e poco varie, ma questo non va ad inficiare la visione, che anzi viene esaltata da dei silenzi fortemente immersivi.
Concludendo
Aoi Bungaku è uno di quegli anime che riescono a dare tantissimo allo spettatore e che fanno riflettere su quanto la letteratura nipponica possa essere interessante. Consigliatissimo a chi cerca un anime diverso dai soliti canoni.
Antonio Vaccaro