Un computer, l’algoritmo più potente e inquietante che l’uomo abbia mai conosciuto, e una vendetta per bullismo: questa è la formula usata da Akemi Nakajima, il creatore dell’algoritmo per evocare i demoni nonché il protagonista del primo Megami Tensei, per dare inizio a una delle saghe più oscure di sempre.
La saga di Megami Tensei nasce nel 1986 dalla penna di Aya Nishitani, scrittore di Digital Devil Story: Megami Tensei è il romanzo che fa da prequel al primo capitolo della saga videoludica, sviluppato da Atlus e arrivato su Nes l’anno dopo, esclusivamente in Giappone grazie a Namcot, la vecchia Namco e attuale Namco Bandai, che grazie alla fama raggiunta dal libro ne comprò i diritti.
La serie, a causa dei contenuti forti, è stata sempre emarginata al suolo nipponico, venendo alcune volte anche censurata, ma nonostante ciò è riuscita a ritagliarsi nel tempo una schiera di appassionati anche qui in Europa, soprattutto dopo l’uscita di Lucifer’s Call, terzo capito della serie principale, e grazie al terzo capitolo della serie Spin-Off Persona.
La trama ha toccato negli anni numerosi temi difficili tra cui suicidio, omosessualità, psicologia, questioni politiche e soprattutto numerosi rimandi a religioni e mitologie, allacciandosi particolarmente alla questione dell’apocalisse, contraddistinguendosi, quindi, da saghe J-Rpg fantasy dalle tematiche più spensierate come Dragon Quest e Final Fantasy.
Fin dal primo Shin Megami Tensei, che costituisce un reboot dei primi due Megami Tensei, vestiremo i panni di un giocatore, spesso senza nome, che si ritroverà a dover salvare Tokyo dall’apocalisse o, nel peggiore dei casi, a difendere quel poco che ne è rimasto.
Gli elementi in comune in ogni gioco, oltre al gameplay, sono l’ambientazione moderna o post-apocalittica, il CyberPunk che lega demoni e tecnologia, visto che nella maggior parte dei titoli questi vengono evocati tramite degli algoritmi e dei dispositivi elettronici, i diversi bivi nella storia ottenibili mantenendo un certo comportamento, infatti in base alle nostre azioni potremo percorrere la via del Chaos, quella Neutrale o quella Benevola alleandoci con uno dei personaggi che rappresenta la via che abbiamo scelto, e infine sono quasi sempre presenti dei riferimenti alla reincarnazione della Dea, l’unica entità che può realmente cambiare le sorti del mondo come si intuisce dal titolo del videogioco.
Il gameplay, che può essere considerato il precursore di quello visto in Pokémon, si basa sul genere dei Dungeon Crawler, che nella serie classica e in Strange Journey si basano su una visuale in prima persona, mentre negli ultimi capitoli in terza, portando il giocatore a esplorare gli ambienti di gioco e a interagire con i demoni che possono essere reclutati e usati nel corso delle battaglie.
Quest’ultimi sono ispirati da una moltitudine di religioni e mitologie che non si basano necessariamente su una demonologia precisa, facendo qualche esempio possiamo evocare Shiva dalla religione Induista, Thor e Loki dalla mitologia Norrena, Zouchouten e Mara dal Buddismo, che poi quest’ultimo è rimasto nel cuore dei videogiocatori per il suo design un po… insomma e… vabbé andatevelo a googlare e capirete. Infine una vasta selezioni di angeli e demoni dalla Cristiana, come di consueto non potevano mancare.
La saga è consigliata a tutti quelli che amano i J-Rpg, sopratutto quelli più impegnativi, e che vorrebbero una trama più matura e articolata rispetto alle trame fantasy a cui siamo abituati. La sconsigliamo a tutti quelli che potrebbero sentirsi infastiditi dalle tematiche trattate.
Pasquale De Rose