Ogni volta i finali di stagione delle serie tv ci sembrano lontanissimi, eppure anche quest’anno siamo arrivati a Maggio e i telefilm rimasti in programmazione iniziano ad avviarsi alla conclusione. A pochi episodi dalla fine, Supernatural ha subìto una svolta che potrebbe permettere il rinnovo per tante altre stagioni, viste le infinite possibilità che lascia aperte.
Sul finale di stagione, siamo nel bel mezzo della lotta tra i fratelli Winchester e Amara, personificazione dell’Oscurità. Mercoledì 11 Maggio 2016, infatti, negli Stati Uniti, è andato in onda il ventunesimo episodio dell’undicesima stagione, intitolata “All in the Family”, che ha puntato l’attenzione sulla ricerca di Amara e del suo ostaggio, Lucifero. Si comincia già a sentire, quindi, la tensione per il tanto atteso incontro fra l’Oscurità e la sua controparte, Dio. Si, proprio Dio. Facciamo un passo indietro: non è dell’episodio ventuno che voglio parlare, ma dell’episodio precedente, “Don’t Call Me Shurley”, che ha rappresentato una svolta radicale per le vicende dei fratelli Winchester. Ovviamente, un evento così importante non poteva che essere segnato da un episodio di altissimo livello, considerato da qualcuno il migliore di tutta la serie. Ti avverto, ci sarà qualche spoiler, nulla di grosso, ma se non hai ancora visto la puntata, ti consiglio di non leggere niente di più e godertela, sapendo che resterai senza fiato per l’emozione.
Tutti i fans di Supernatural sanno benissimo quanto il prodotto, appena rinnovato per una dodicesima stagione, continui a essere molto accattivante, nonostante “l’età” della serie, senza mai stancare. Questa volta gli autori si sono proprio superati. L’episodio non lascia molto spazio all’azione, è più che altro una discussione fra Metatron, angelo ormai decaduto e un tempo scriba del Paradiso, e Dio. Dopo undici anni di mostri, demoni, Lucifero, divinità varie e altre entità bibliche, finalmente gli ideatori della serie si sono decisi a far conoscere il grande capo. Non dirò qui chi è il personaggio che ha avuto la fortuna, o il fardello, di interpretare qualcosa di tanto fondamentale perché è un’emozione troppo importante e devi avere l’onore e il piacere di scoprirlo da te. Sarà una sorpresa?
Cambiano tante cose in questo episodio: innanzitutto scopriamo un Metatron completamente cambiato che, umanizzato, ha compreso il dolore dell’essere soli nel mondo e che, quindi, è diventato a sua volta un vero umano; quando viene catapultato in un bar vecchio stile, incontra, finalmente, il Padre, scomparso da millenni perché deluso dal suo intero creato. L’angelo decaduto è stato una delle sorprese più grandi; vederlo passare da antagonista viscido e subdolo a personaggio ormai finito che ha avuto una delle maturazioni più importanti dell’intera serie, è stato completamente inaspettato e, sicuramente, gran parte del merito va alla recitazione magistrale di Curtis Armstrong.
Metatron viene chiamato da Dio per lavorare come redattore della sua biografia, intitolata “Dio. Un’autobiografia.”. Nel corso delle correzioni si assiste a un duello di ragioni e motivazioni: da una parte il Creatore, definitivamente disinteressato del pericolo dell’Oscurità che incombe sull’intero Universo, dall’altra parte lo scriba, che lo venera ma, al tempo stesso, lo contrasta considerevolmente. Ne risulta un episodio di un’intensità sconvolgente, in cui viene delineata, addirittura, la trama psicologica di Dio stesso che spiega di essersi lasciato andare a un grande sconforto, dovuto al comportamento degli umani, che sembrano distruggere tutto solo per il proprio tornaconto. Sarà proprio Metatron in lacrime a fargli capire quanto, in realtà, la sua più grande creatura, ovvero l’uomo, sia dotata di enormi qualità, che nemmeno egli stesso, come Padre, possiede.
Intanto, Sam e Dean si trovano a indagare su un caso collegato all’Oscurità: una nube misteriosa sta contagiando un’intera cittadina con conseguenze catastrofiche. La situazione dei due fratelli Winchester fa quasi da contorno alla discussione, divina in tutti i sensi, che sta avvenendo da qualche parte nel Creato, ma si riserva la capacità di farci capire quanto il pericolo di Amara sia ormai fuori controllo.
Il tocco più emozionante dell’episodio, sulle note di una personale versione acustica di Dink’s Song, canzone folk popolare interpretata dal Creatore stesso, viene a palesarsi quando Dio decide di riprendere il suo posto nel regno divino, allontanando il pericolo incombente.
Non c’è molto da aggiungere di fronte alla monumentalità di questo episodio. Come già successo con Lucifero, la cui prospettiva psicologica era stata delineata alla perfezione e da un punto di vista originale, anche con Dio gli autori si sono permessi di azzardare motivazioni profonde riguardo il suo operato, dimostrando una particolare delicatezza, visto l’argomento complesso da vari punti di vista a cui si stavano per imbattere. Mettere in scena una rete introspettiva che fa accostare la divinità più nota dell’Occidente ad una visione più uomo che sovrannaturale, senza cadere nel banale, richiede una recitazione perfetta e una spiccata sensibilità. Nonostante l’estrema difficoltà del tema trattato, da Supernatural è nato un piccolo capolavoro.
Buona visione!
Paolo Gabriele De Luca