“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
Così avrebbe esordito Zio Ben con Koji Igarashi, una volta saputo della decisione di avviare il kickstarter per BloodStained: Ritual of the night. Il potere di chi ha dato alla luce la pietra miliare dei Metroidvenia Castlevania: Symphony of the night è un’arma a doppio taglio: da una parte ha la fiducia dei fan del genere che lo seguono, dall’altra il peso di un franchise che non sta dando il suo massimo da diversi anni.
Quanto può essere ben riposta questa fiducia indomita?
Il mondo del crowdfunding, qualche anno fa, è stato invaso da giochi indie di tutti i tipi: Dead Cells, Hollow Knight, Psychonauts 2 e tantissimi altri. Tra questi c’era anche Bloodstained, presentato da Koji in persona come il successore del vero spirito di Castlevania. Niente spin-off strambo né clone, ma qualcosa di nuovo che potesse soddisfare una volta per tutte la voglia dei fan di innovazione e nostalgia.
BloodStained riesce in parte a soddisfare questo bisogno.
UNA BUONA STORIA O FAN-SERVICE?
La storia è ben costruita, raccontata bene e con i giusti tempi, seppure si senta moltissimo l’impronta di Igarashi nella scelta delle ambientazioni e dei mostri. Ha riciclato quasi tutti i biomi dei vecchi Castlevania donando un mash-up piuttosto citazionistico ai fan del franchise Konami.
Abbiamo una protagonista molto simile a Shanoa di Order of Ecclesia, con la capacità di apprendere l’abilità dei nostri nemici tramite dei cristalli; degli aiutanti che avranno base nel villaggio e ci faranno da shop come in Dawn of Sorrow; un personaggio con una storia parallela alla nostra e così via… Insomma, gli elementi di un Castlevania ci sono tutti e anche di più, ma si sente una nota stonata: si avverte quella sensazione di bootleg nei mostri (che hanno forme simili, mosse simili ma nomi diversi), nelle armi che hanno quella vocale o consonante diversa ma forma e animazione simile, a cui si aggiunge una tendenza estetica al fan-service sulla protagonista a cui potremmo cambiare colore di capelli e del vestito come fosse una bambola di porcellana.
GAMEPLAY, TRA VECCHI TRICK E NUOVE MECCANICHE
Andando oltre questo primo impatto che lascia un po’ straniti, il gioco si districa molto bene nel gameplay, mantenendo molti trick dei vecchi Castlevania e aggiungendo moltissime nuove meccaniche, come la possibilità di apprendere delle tecniche a combinazione di tasti per determinate armi, le ricette dall’alchimista e il prestito dei libri nella biblioteca gestita da un vampiro di nome Orlok Dracule – chiara citazione a Dracula nei primi Castlevania. Tutti questi elementi si uniscono a differenziare le statistiche del personaggio che quindi potremmo costruire come vogliamo, mentre oggetti speciali come i gettoni 8/16/24 bit ci daranno la possibilità di avere delle armi particolari provenienti da vecchi giochi.
I boss fight, come ogni Metroidvenia che si rispetti, sbloccheranno dei poteri necessari a proseguire nel gioco e sono piuttosto semplici da affrontare. I pattern sono prevedibili ma al contempo molto “punitivi”. Di per sé il gioco stesso è abbastanza punitivo. A meno di avere un equipaggiamento improntato alla difesa, i danni che si riceveranno sono sostenuti, mentre le pozioni sono abbastanza rare da trovare.
GRAFICA DA MIGLIORARE
Torniamo, però, a un’altra pecca: la grafica. Il 2.5D funziona, lo abbiamo ammirato anche nel titolo Castlevania: Lords of Shadow e molti titoli contemporanei ci stanno abituando a questo miglioramento. Il problema, tuttavia, sussiste in alcune transizioni, oggetti, scene che sono di fattura molto superficiale e toccano il fondo nella schermata di Game Over che sembra fatta con power point. Gli effetti visivi però sono resi bene, i ritratti dei dialoghi si adattano ai cambi d’equipaggiamento dell’eroina e le scenografie sono eccellenti.
UNA SOUNDTRACK GIÀ SENTITA
Al comparto sonoro troviamo una star del franchise Konami, Michiru Yamane, che nella sua carriera ha composto ed eseguito la colonna sonora di Symphony of the night, Aria of sorrow e Portrait of ruins. Anche qui, lo stile “Castlevania” regna sovrano, ma cambia di qualche nota facendo tornare quella sensazione imperante di copiato male.
IL PUNTO
Per quanto possa essere superficiale il lavoro grafico, sappiamo che in ogni caso tutti giocheremo e finiremo questo titolo. Poteva essere fatto meglio? Assolutamente. Oltre ai bug che mandano in crash il gioco, alcuni aspetti poco curati sono al limite dell’assurdo e spero vivamente verranno corretti nei tanti DLC gratuiti che saranno rilasciati nell’arco dell’anno. BloodStained però non è così male. Se si prende in considerazione il solo lato ludico, si lascia giocare bene ed è abbastanza duraturo da passarci il tempo a fine giornata.
Tuttavia,non è quel titolo che avremmo voluto anche avendone le potenzialità.
Voto: 6,5
Daniele “Ink” Ferullo