COSENZA – “La pace è la convivialità delle differenze”. Così amava dire don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. Perché la pace duratura e costruttiva si fonda innegabilmente sul dialogo e sulla profonda conoscenza dell’altro, abbattendo le barriere dei pregiudizi che offuscano le relazioni sincere e le opportunità di crescita. È la frase da cui è partito anche l’intervento di don Renato Sacco – sacerdote piemontese, membro del Consiglio Nazionale di Pax Christi, tra i promotori della campagna “Banche Armate” – nel corso dell’incontro “Disarmiamo gli eserciti, la politica, le coscienze” organizzato da Pax Christi Cosenza, Sentiero Nonviolento, MoCi e Centro diocesano missionario presso la Casa delle Culture.
L’appuntamento di ieri si inserisce in un percorso più ampio portato avanti dalle organizzazioni promotrici sulle tematiche del disarmo e della nonviolenza. Un progetto che mira a coinvolgere soprattutto ragazzi e ragazze per offrire loro nuovi spunti di riflessione partendo da punti di vista in qualche modo “innovativi” che comunemente vengono dimenticati o oscurati dai modelli culturali dominanti. Gli incontri precedenti realizzati con gli studenti del Liceo Scientifico Pitagora di Rende e degli universitari del Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica hanno dimostrato l’importanza di creare canali alternativi alla curiosità e alla sete di informazione dei giovani.
L’informazione è uno dei nodi cardine dell’analisi condotta sulle spese militari e sulle operazioni belliche svolte dal nostro Paese. Della guerra si parla e si sente parlare tutti i giorni, tanto da non costituire più motivo di sdegno o di indignazione. Avvenimenti lontani dalle preoccupazioni quotidiane, immagini di morti e feriti che scorrono davanti ai nostri occhi come sequenze di film: basta chiudere gli occhi, cambiare canale, sfogliare pagina perché non tocchino più la nostra sensibilità o la nostra coscienza. E invece la pace e la possibilità del disarmo può cominciare da ciascuno di noi. E i primi passi da fare sono informarsi, informare gli altri, condividere i progetti.
Inevitabile il riferimento a Gaza e alla strage di civili in atto. Brividi corrono lungo la schiena nel sentire il dolore della guerra dalle parole di don Renato Sacco e nel vederlo attraverso le immagini crude della sua esperienza in altri territori colpiti. La storia ci insegna da sempre il fallimento delle guerre, perché gli interessi economici che ruotano intorno alle operazioni belliche hanno il potere di scavalcare il valore della vita umana. Eppure i numeri dimostrano che la nonviolenza conviene. Con la spesa sostenuta per l’acquisto di un solo cacciabombardiere F-35 da parte del governo italiano si potrebbe, in alternativa, fornire un’indennità di disoccupazione a oltre 17.000 precari, mettere in sicurezza 250 scuole, finanziare cinque anni di lavoro per 90.000 ricercatori, produrre energia per 13.000 famiglie e molto altro ancora. Addirittura con le ali di sette aerei si rimetterebbero in funzione gli ospedali di Mirandola, Carpi e Finale Emilia colpiti dal sisma.
Dati che valgono più delle belle parole, esempi che dovrebbero scuotere le coscienze soprattutto in un periodo difficile di crisi come quello che stiamo attraversando, cifre che toccano il quotidiano di ciascun cittadino.
Nel corso degli ultimi mesi di mobilitazione all’interno della seconda fase della campagna “Taglia le ali alle armi!” oltre 77.000 cittadini, 660 associazioni e più di 60 enti locali (tra Regioni, Province e Comuni) hanno deciso di sostenere la richiesta per una cancellazione del programma.
Ma la strada è ancora lunga…
Mariacristiana Guglielmelli