L’agricoltura in Calabria può salvare dalla disoccupazione

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I dati che ci consegna l’ISTAT sulla disoccupazione sono impietosi. La disoccupazione giovanile in Calabria e del  60,9%, di cui oltre il 46% tra quelli fino a 24 anni. Queste le nude e drammatiche cifre che fanno rabbrividire, ma gli indicatori dicono che– commenta Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria –  in agricoltura il lavoro c’è e può crescere sia per chi vuole intraprendere con idee innovative che per chi vuole trovare una occupazione anche lontano dalle città. Il boom di iscrizioni negli istituti superiori e nell’università ad indirizzo agrario, che si sta registrando nella nostra regione,  è un segnale che bisogna cogliere perché l’agricoltura, l’agroalimentare e i servizi e la logistica connessi richiedono che, in un prossimo futuro, la domanda sarà indirizzata sempre più su livelli di elevata capacità imprenditoriale e professionale. Non cogliere questa tendenza – prosegue – significa oscurare il futuro, anche perché senza agricoltura la Calabria rischia di essere solo una indistinta espressione geografica. Per tutto questo, chiediamo che nella manovra di assestamento del bilancio regionale si abbia coraggio nelle scelte sia ordinamentali che nell’allocazione delle risorse, condivise in occasione della mobilitazione di Catanzaro “Difendere e valorizzare la Calabria bella e vera, che piace e vince – è un dovere di tutti” del 29 aprile u.s. dalla stragrande maggioranza di calabresi, da decine e decine di sindaci, da rappresentanti istituzionali, da forze politiche ed imprenditoriali che hanno detto anche un forte no alle rendite.  Sono  opzioni decisive che devono essere compiute “senza se e senza ma” perché questa è l’unica strada percorribile nella nostra regione altrimenti si assisterà ancora a scelte sbilanciate che mirano a mantenere solo lo “status quo”. Una strada che non è in salita – conclude Molinaro – ma è avvalorata dalle delibere di tantissimi sindaci che chiedono risposte certe per l’agricoltura  e lo fanno evidentemente per il ruolo che svolgono, poiché, in prima persona hanno il polso della situazione ed assistono al dramma della disoccupazione giovanile nel proprio comune.

 

 

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