Il sangue rosa: quarto appuntamento presso il Liceo Scientifico Statale E. Fermi

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COSENZA – Domani 19 Febbraio 2014, alle ore 10.00, gli studenti del Liceo Scientifico Statale E. Fermi (CS), saranno protagonisti di uno degli incontri previsti dal progetto formativo “Il sangue rosa. La strage delle donne”, che coinvolge ben 16 istituti scolastici della provincia di Cosenza.
L’iniziativa, nata da un’idea di Cinzia Falcone, presidente dell’A.N.I.M.E.D. (Associazione Nazionale Interculturale Mediterranea) e promossa dal Prefetto di Cosenza è stata, appunto, inserita nel contesto dell’ampio programma “Giovani e legalità” (un percorso educativo atto ad intervenire con efficacia sulle tematiche legate alla diffusione della legalità nelle scuole) ed è rivolta ad una vasta ed eterogenea gamma di utenti in termini di età (studenti tra i 14 e i 18 anni e docenti), di estrazione sociale, appartenenza religiosa, grado d’istruzione e orientamento sessuale. La cultura alla non violenza e il rispetto delle regole su cui si fonda la società sono le uniche armi per combattere la logica di possesso, la stessa che autorizza qualsiasi forma di abuso nei riguardi di una donna fino ad ucciderla. E’ possibile, perciò, abbattere il muro dell’indifferenza solo attraverso la conoscenza, l’informazione e la prevenzione. Da qui la necessità di coinvolgere le scuole nella formazione dello studente attuata dall’Animed attraverso il suo staff, con la collaborazione di esperti, nonché delle Forze dell’Ordine. L’incontro formativo, moderato dalla giornalista Antonietta Cozza, a cui prenderanno parte i referenti promotori dello stesso, il Capo Servizio di Gazzetta del Sud, Arcangelo Badolati, il presidente dell’Animed, Cinzia Falcone, il Prefetto Gianfranco Tomao, il Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, il colonnello Giuseppe Brancati, l’editore Walter Pellegrini e la dirigente scolastica Michela Bilotta, si svolgerà in concomitanza alla presentazione del libro “Banditi e schiave. I “femminicidi”, scritto dai giornalisti di “Gazzetta del Sud” Arcangelo Badolati e Giovanni Pastore, i quali hanno sapientemente ricostruito lo stretto sodalizio tra la mafia albanese e la ‘ndrangheta, fondato sull’impegno degli schipetari a fornire ai clan di casa nostra, droga e armi in cambio del controllo assoluto sul mercato della prostituzione, attivo soprattutto nella parte Settentrionale della Calabria, che ha originato una sorta di “laboratorio criminale”. Il libro contiene altresì le operazioni che hanno portato alla luce il turpe mercato che ruota intorno alla schiavizzazione delle donne straniere in Calabria e nell’intera penisola, documentate anche dalle testimonianze di alcune di esse. Molte di queste donne sono state strappate alle loro famiglie, caricate come merce su dei gommoni, e giunte in Italia costrette a rimanervi, per non morire o per evitare di essere sottoposte a sevizie di ogni genere. Tanta crudeltà è frutto di una cultura ispirata alle norme del “codice Kanun” o legge della montagna. Un antico codice comportamentale che regola il concetto dell’onore, dell’esercizio alla violenza e alla faida e che assicura agli uomini un assoluto controllo sulle donne, completamente sottomesse, al punto tale da essere considerate degli oggetti da cui lucrare denaro. Ma nel volume sono presenti alcuni tra i più atroci femminicidi consumati in Calabria, come quello della giornalista Maria Rosaria Sessa, di Tiziana Falbo e della piccola Fabiana Luzzi la cui tragica scomparsa ha generato la nascita de “Il sangue rosa” che, attraverso il suo ricordo, vuole dare un segnale forte, affinché una simile tragedia non accada mai più.

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