L’Unical conferisce la laurea honoris causa a Vandana Shiva

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Cosenza – Questa mattina docenti e discenti hanno tinto di “diversità” l’Aula Magna dell’Università della Calabria; non più una cattedra a dividerli, non più gradi e competenze istituzionali a differenziarli ma un unico serpentone di curiosità e attesa; oggi insegnati e studenti, seduti gli uni accanto agli altri, hanno assistito con lo stesso interesse e lo stesso coinvolgimento al conferimento della Laurea Magistrale honoris causa in Scienze della Nutrizione a Vandana Shiva, attivista politica, ambientalista e scrittrice indiana. Presenti nell’aula magna, per assistere all’importante evento, non solo studenti, docenti e stampa ma anche l’Assessore Regionale alla Cultura Mario Caligiuri, Il Prefetto di Cosenza Raffaele Cannizaro e il Sindaco di Rende Vittorio Cavalcanti.

Vandana Shiva è il nome di una donna piccola, minuta ma caparbia, dinamica, forte interiormente ed intellettualmente, una donna che ha trasformato in suo pane quotidiano la tutela della biodiversità e dell’agricoltura naturale a favore del sostentamento delle popolazioni più povere; la sua battaglia, invece, è quella contro gli OGM e le multinazionali che speculano sulle monocolture intensive e tendono a monopolizzare il mercato brevettando le sementi. Brevettare significa, infatti, danneggiare e indebolire un patrimonio di conoscenze consolidate, radicate su cui va proprio a poggiarsi l’agricoltura di “sussistenza” praticata delle aree più povere del nostro pianeta.

Una donna conosciuta in tutto il mondo la Shiva, una donna carismatica, docile, tenera e dallo spiccato senso dello humor; una donna che con il solo uso delle parole sa diventare graffiante, ingombrante, scomoda per chi come la Monsanto Company tenta di pestare i piedi a lei e alla sua gente. Vandana Shiva ha trasformato il suo sapere in praticità, ha reso la sua vita una missione in favore del suo popolo, della sua terra trasformando l’esigenza del singolo in volontà collettiva. La sua ostinazione l’ha anche indotta a fondare, nel 1991, il movimento Navdanya che in hindi significa “nove semi”; è un movimento che celebra la biodiversità ed esalta l’esigenza, di tutto il mondo, di vivere tra sfumature di colori, di odori, di sapori e di colture; i “nove semi”, infatti, rappresentano le nove colture da cui, in India, dipendono la sicurezza e l’autonomia alimentare.

Questa piccola grande donna oggi ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze della Nutrizione, un semplice gesto per ripagare una vita piena che straripa e non si riesce a contenere, una vita che deve essere raccontata affinché diventi simbolo di speranza e di mutamento in favore di un futuro migliore. La commissione, composta dal Rettore dell’Università della Calabria Giovanni Latorre, dal Direttore Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e Della Nutrizione Sebastiano Andò e dall’Ordinario di Fisiologia della Nutrizione all’Università degli Studi del Molise Giovannangelo Oriani, ha introdotto gli studi e il lavoro della Shiva in modo da “sterrare il terreno” da pregiudizi e incertezze e preparare l’uditorio alla lectio magistralis dell’ambientalista.

Con un sorriso tenero e rassicurante e con la semplicità di chi tra la gente è abituata a vivere Vandana Shiva si è voltata verso la platea, ha afferrato il suo blocco d’appunti e ha esordito “Mille grazie all’Università intera, sono onorata di aver ricevuto questa laurea e volevo dirvi che ho anche imparato una parola in calabrese: cangia capu” – ride di gusto Vandana e poi ritorna seria – “Bisogna andare al di là delle false gerarchie” – dice – “perché queste piramidi sono state costruite con la violenza e con l’avvallamento della conoscenza. Bisognerebbe tornare alle vecchie tradizioni ed eliminare dalla nostra dieta, e dalla nostra vita, tutto ciò che è innaturale” – e poi continua tra un bicchiere d’acqua e l’altro – “Le donne possono alimentare il mondo, le donne possono essere le vere protettrici della biodiversità che è una delle fonti più importanti per la nostra sopravvivenza. La soluzione è quindi, per dirla in calabrese, “cangia capu” e sostieni la diversità”.

Annabella Muraca

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