RENDE – L’elefante può rimanere in equilibrio su una zampa soltanto, la tigre saltare dentro un cerchio infuocato e la scimmia ballare la macarena con indosso una gonnellina a pois, si signore e signori anche quest’anno il circo è arrivato, il grande tendone della crudeltà dove gli animali vengono utilizzati a fine di lucro come semplici strumenti di divertimento.
I bambini ridono, i genitori a volte di più, quando assistono allo spettacolo con in mano un enorme sacchetto di popcorn e caramelle gommose, ma ridono soprattutto quando ignorano le reali condizioni nelle quali si trovano costretti a vivere questi animali che sono tutto fuorché compatibili con quelli che dovrebbero essere i loro necessari presupposti di benessere psico-fisico.
Gli animali infatti vivono in una condizione di prigionia totalmente avulsa dalla loro natura, gli addestramenti a cui sono costretti sono dolorosi e violenti, basati sulla paura, sul maltrattamento, sulla privazione del cibo, sull’isolamento, gli orari frenetici e i continui spostamenti li sottopone a uno stress persistente che spesso sfocia nell’autolesionismo o nell’aggressività verso i propri compagni e addestratori.
Proprio per questa ragione i volontari della Lav, l’Oipa e il Comitato AdottAMI in Calabria hanno organizzato, per domenica 24 novembre dalle ore 10.00 alle ore 22.00 in via Londra a Rende, una manifestazione pacifica “Scegli il tuo circo” durante la quale saranno distribuiti dei volantini informativi per sensibilizzare l’opinione pubblica contro lo sfruttamento degli animali nei circhi, per far sapere che esistono dei finanziamenti pubblici destinati alle attività circensi che contribuiscono a promuovere una forma di intrattenimento basato sulla sopraffazione, inoltre l’adesione all’iniziativa si manifesterà indossando qualcosa di rosso come indicativo simbolo di protesta.
Un modo per far capire alla popolazione che il circo che usa gli animali come tanti burattini inanimati oltre ad essere feroce va contro ogni fondamento educativo e pedagogico perché impedisce al bambino di creare l’empatia, quel sentimento necessario attraverso il quale si prende contezza del fatto che un animale è un soggetto di esperienza, di dignità e di emozioni così come lo siamo noi umani e questa immedesimazione viene meno quando alla sofferenza dell’animale costretto a siparietti forzati segue la reazione allegra e gioiosa del bambino che non riesce a scorgerne il dolore.
Spetta a noi cambiare questo tipo di circo, solo a noi che dobbiamo pretendere uno spettacolo finalmente senza animali ma fatto solo di magia, della bellezza dei trapezisti, della comicità dei pagliacci e non di dolore e sofferenza perché la gonnellina a pois potrà pure essere divertente ma una cosa è sicura la scimmia soffre anche se le lacrime non si vedono.
Gaia Santolla