Scrivo a 8@30, giornale telematico che si è dimostrato molto attento alla “Questione rifiuti”,
pensando cosi di raggiungere i suoi lettori,
perché insoddisfatta dall’ attuale situazione calabrese per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti solidi urbani, che ha condotto la quasi totalità dei cittadini calabresi ad assistere impotente ad allarmanti condizioni igienico-sanitarie nelle loro città.
Cercando un titolo per queste poche righe, con cui mi appello al buon senso dei lettori, le parole che mi sono venute in mente sono “scampoli di indignazione meridionale”. Già, perché il torpore e la quieta condiscendenza che caratterizzano da troppo tempo il popolo calabrese – che si è fatto onore ovunque nel mondo, ma a quanto pare non riesce a farlo nella propria terra – reclamano impegno e, soprattutto, giustizia.
Giustizia sociale, ecologica, possibilità di progresso e sviluppo anche personale che da troppo tempo sono attese “in loco” senza che sia necessario andare via per essere liberi di vivere bene e di ricercare la propria felicità.
Come se non bastassero i “soliti” tristemente noti problemi calabresi, quali la ‘ndrangheta, la disoccupazione, il malaffare e la corruzione (comuni peraltro a tutta l’Italia), adesso ci mancavano anche i “solidi” rifiuti che hanno sommerso e in alcuni casi ancora sommergono le nostre città.
Con alcuni amici abbiamo creato una pagina su facebook che si chiama “Adottauncassonetto differenziati insiemesiamotanti”. Volevamo realizzare uno “spazza-tour” tra cassonetti e rifiuti. In meno di una settimana, e solo attraverso il passaparola fra amici (un po’ come un sasso lanciato in uno stagno a cui se ne aggiunge un altro e un altro ancora) abbiamo raggiunto alcune centinaia di “mi piace”, provenienti non solo dalla nostra città, Reggio, ma da tutta la Calabria. L’idea da cui è partito tutto è che si è cittadini quando si vigila, quando non ci si lamenta soltanto dei cassonetti pieni, tuttavia bisognava trovare un modo evocativo per fare ciò! Così abbiamo “adottatouncassonetto” con quanti ci hanno seguito, abbiamo verificato quando veniva svuotato con un sistema certamente efficace ed evocativo: una fotografia. Già perché un’immagine “parla”, a volte molto più di mille discorsi sugli eventi che si susseguono. Quindi abbiamo iniziato a fotografare il prima e il dopo, cioè il cassonetto pieno (e spesso circondato dalla spazzatura) e il cassonetto vuoto.
L’emergenza non è ancora finita. Giorno 5 marzo il TGR Calabria della notte riportava che la sola discarica funzionante per tutta la Calabria è quella di Alli nel catanzarese. Di questa se ne prevede un ampliamento, in attesa che una legge regionale pianifichi per il futuro un sistema più efficiente ed efficace, che consenta di non ripetere le drammatiche immagini di queste ultime due settimane. Vorremmo accendere i riflettori sul dopo emergenza. E’ una richiesta di impegno non solo ai politici, ma anche ai cittadini. Non è possibile che il nostro grado di partecipazione ci faccia rendere conto che un problema esiste solo di fronte ad un fenomeno macroscopico come quello dei cassonetti pieni. Inoltre, le foto scattate per “spazzatour” mostrano una cosa che probabilmente ci piacerebbe non vedere, ma che c’è. Materassi, vecchi mobili, computer, lavatrici non si gettano nei cassonetti! Né si abbandonano accanto ad essi. Esistono in molte città aziende che si occupano dello smaltimento di questi rifiuti e per quanto questi servizi abbiano un costo è necessario sostenerlo per tutelare l’ambiente che è di tutti! Non solo: la Calabria secondo i dati dell’Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria ricicla troppo poco. Dal 2011 al 2012 si è passato da una percentuale di 11,61 al 16,34%. Un incremento consistente, ma lontanissimo dai livelli nazionali (al 30% che include però anche le 9 regioni che riciclano poco, inclusa la Calabria, come riportato da “La Stampa”) ed europei (la media è del 42%). Una politica regionale seria dovrebbe tentare di insegnare seriamente ai calabresi come fare la differenziata, educarli alla necessità di riciclare per evitare di riempire la regione di discariche. Riciclando a Trento ci guadagnano pure rivendendo i rifiuti alla Germania “perché di ottima qualità” (un servizio sulla città è stato trasmesso il 4 marzo da Ballarò su Raitre, date un’occhiata!).
Questo mondo non è di nostra proprietà, ma di chi verrà dopo di noi. Da quando abbiamo iniziato questa “battaglia fotografica” abbiamo incontrato molti che ci incoraggiavano mentre scattavamo foto, ogni “like” su facebook ci ha convinto che non era tempo perso, che non lo è. Seguiteci ancora, mandateci le vostre foto, diteci come vorreste colorare l’ambiente di questa bella e nobile regione, che di ordinario ha ben poco e di straordinario in abbondanza, nel bene e nel male. Corrado Alvaro ha scritto nel suo “Itinerario italiano” queste parole su cui vorrei invitare tutti a riflettere:
«Il Calabrese s’innamora, come pochi, delle grandi idee e delle idee universali: il passato, la grandezza umana, la forza civile parlano a lui con accenti del suo sangue. Da secoli noi calabresi amiamo la verità come gli aspetti della nostra terra; e l’immagine delle cose, il senso delle cose, poiché per essi abbiamo tenuto fede alla nostra tradizione. Quale sia poi la tradizione è difficile dirlo (…) E’ la stessa natura che prende atteggiamenti d’architetture, fa tutt’ uno con essa; quello che attraverso terremoti, alluvioni, franamenti ha resistito: natura, roccia, pietra, albero, uomo».
Natura, roccia, pietra, albero, uomo: quello che è del passato, perché sia presente di chi ci seguirà dovrà sempre essere pensato ed immaginato da noi come futuro. Non solo per noi, ma per i figli dei nostri figli.
Roberta Parisi