CATANZARO – Con negli occhi ancora lo spettacolo di folla e di colori regalato dai tre giorni in terra olandese, il Giro è sbarcato oggi in Italia, precisamente in Calabria, da dove la corsa riparte domani con una nuova maglia rosa, il tedesco Marcel Kittel. Due i voli charter provenienti da Amsterdam atterrati all’aeroporto di Lamezia Terme poco dopo le 12. Festosa l’accoglienza riservata ai corridori all’uscita del terminal da alcune decine di appassionati con applausi e incoraggiamenti in particolare per l’azzurro Vincenzo Nibali. Proprio l’alfiere dell’Astana è tra i più attesi nelle prime tappe sul suolo italiano. A partire da quella di domani, 200 km lungo la costa calabra, da Catanzaro a Praia a Mare, che con i suoi saliscendi rappresenta un’occasione ideale per sferrare un attacco alla nuova guida della classifica generale. Troppo corta la graduatoria (Kittel ha soltanto 9 secondi di vantaggio su Tom Dumoulin ieri spodestato) perché il velocista tedesco possa dormire sonni tranquilli. Ma domani è un altro giorno e lo sprinter della Etixx oggi ha pensato solo a godersi la maglia rosa sfoggiata con sorrisi smaglianti nel corso di una conferenza stampa: «Non voglio pensare troppo a quello che succederà domani – ha detto prima di montare in bici per un’ora e mezzo di allenamento – e non voglio stressare né me, né la squadra. Mi piacerebbe tenere la maglia ancora un po’, ma so che domani è una tappa difficile con due gran premi della montagna. A fine gara vedremo». Ma se gli chiedono chi vede come favorito per la vittoria finale del Giro non ha esitazioni: «Penso a Nibali su tutti. Ma anche a Valverde». Per gli organizzatori della corsa è già tempo di mini-bilanci, con uno sguardo al Giro che verrà. Dall’Olanda sono arrivate risposte importanti: «Ad oggi questo Giro si sta sviluppando come una sceneggiatura ben scritta – commenta il direttore della corsa Mauro Vegni -. Prima la maglia rosa all’olandese Dumoulin nel giorno in cui c’è il re d’Olanda a sostenerlo. Poi il successo di Kittel nel giorno dello sconfinamento in Germania e poi ancora Tjallingi, olandese di Arnhem, protagonista a casa sua». Quella di un Giro sempre più internazionale, a giudicare dai risultati e dagli introiti, sembra ormai una scelta irreversibile: «Ma non guarderemo – precisa Vegni – soltanto l’aspetto economico ma tutta la cornice. E non c’è una regola dell’alternanza, un anno sì e un anno no. Si vedrà di volta in volta, in base alle occasioni. Dall’Olanda sono venute risposte importanti ai tanti perché su certe scelte. Seicentomila presenze in tre giorni significa che all’estero c’è una grande voglia di Giro e il mio auspicio è vedere la stessa passione anche sulle strade italiane dove di solito la corsa stenta a decollare quando viene dall’estero». Ora è tempo di guardare al futuro: «Ho quasi chiuso il Giro 2017, la 100 ma edizione, che avrà partenza e arrivo in Italia e che toccherà gran parte dello Stivale anche se sarà impossibile attraversare tutte le regioni. E sto vagliando tre-quattro opzioni estere per il 2018 che ci sono venute da mercati cosiddetti emergenti. Penso a paesi ex Urss in Europa, ma anche Medio Oriente, Australia e Nord America. Per settembre, con il benestare dell’Uci, potremmo definire una di queste situazioni».