L’intervista a Francesco Ceniti: “in troppi dimenticano il dovere di un buon giornalista”

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COSENZA – Francesco Ceniti è un ragazzo garbato e audace che scrive per la Gazzetta dello Sport. Studioso e appassionato di ciclismo, quando non si aggira per Via Solferino e per le scrivanie della Gazzetta Rosa, scende in Meridione per raccontarne la bellezza e le illusioni. I suoi primi testi erano delle esposizioni chiarificatrici sui legami fra lo sport e le criminalità organizzatissime. In seguito, attratto dai casi narrati con superficialità, ha voluto aiutare la signora Tonina Pantani, la magistratura e l’opinione pubblica (quella italiana è spesso bigotta e finta moralista) a ripulire l’uomo Marco Pantani dall’ infamia che lo ha doppiamente ucciso.

Francesco Ceniti, conosciuto personalmente all’epoca della presentazione de “In nome di Marco” (scritto assieme a Mamma Tonina), non ha rinunciato a rispondere ad una serie di domande.

1) Con il lavoro suo, di mamma Tonina e del legale della famiglia Pantani (difensore anche di Conte e Ravanelli), più persone hanno capito che Pantani è stato infamato e tradito ? “Spiegare i fatti è sempre il modo migliore per informare le persone: abbiamo toccato con mano, andando in giro per l’Italia, come siano tanti quelli che non conoscono bene i fatti legati a Pantani”.

2) Risolvere il dramma Pantani è fondamentale. E’ in gioco la rispettabilità della stampa, la credibilità della magistratura e la dignità di un grande sportivo. Si rende conto della sua responsabilità? Fa parte del gioco e del ruolo che dovrebbe avere un giornalista e in generale chi lavora nel campo della informazione. Anche qui in troppi dimenticano qual è il dovere di un buon giornalista”.

3) Negli ultimi anni il giornalismo è una porta blindata per i giovani. La colpa è di un sistema che non premia i più meritevoli o forse gli aspiranti giornalisti sono meno preparati ? “I giovani sono fin troppo preparati. Il guaio è un altro: troppi vogliono fare questo mestiere e pochi sono i posti disponibili. Ma siccome un ragazzo pur d’inseguire la propria passione è disposto a sacrifici e lunghe gavette, ecco che gli editori (o finti editori) ne approfittano. E’ una legge del mercato e vale anche per il giornalismo. Il mio consiglio è di non arrendersi alle prime difficoltà”.

4) Lo sport può tornare ad essere un valore sociale e un godimento collettivo solo attraverso l’istruzione ? “Lo sport deve essere un valore sociale, se perde questa funzione siamo messi davvero male”.

5) I suoi ispiratori giornalistici ? E i suoi colleghi poco bravi e tanto fortunati ? “Beh, molte letture fin da ragazzo. I miti erano Montanelli e Oriana Fallaci. Io mi ritengo fortunato di aver varcato via Solferino 28: lavorare in un tempio simile è una gioia quotidiana”.

6) E’ una bestemmia dire che molti cronisti sportivi sono pessimi narratori ? “Vale in tutte le categoria, il cronista sportiva dovrebbe essere un abile narratore perché non c’è nulla di meglio che raccontare una impresa sportiva. Purtroppo la tv e le immagini hanno generato un giornalismo diverso che ha annacquato il valore della parola”.

7) Le tre qualità che un buon giornalista dovrebbe possedere sono. . ? “Curiosità, curiosità e curiosità”.

8) La cultura sazia ? “Sazia, ma non basta”

9) Tornare in Meridione da più emozione o delusione ? “Entrambi i sentimenti. E’ come un dolce-amaro: a volte prevale il dolce, altre l’amaro”.

Francesco Cerminara

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